Leggendo questo libro mi sono ritrovata
più di una volta a pensare che è incredibile che sia capitato tra
le mani proprio a me, proprio in questo momento...
Ma in fondo forse quello che leggiamo
in un libro dipende sempre dal nostro stato d'animo. Lo stesso libro
letto due volte in due diversi momenti della vita non ci sembrerà
mai uguale. Ci sarà sempre un dettaglio, una frase che ci tocca più
profondamente della volta precedente. Perchè la vita è esperienza,
e l'esperienza modifica radicalmente la nostra percezione del mondo.
A me Corrado Augias è sempre piaciuto,
anche se lo associo più alla sua veste di giornalista o di saggista
che a quella di romanziere. Ad ogni modo, sono ammirata dalla sua
pacatezza e dalla sua capacità di scegliere sempre le parole giuste.
Nè troppe nè troppo poche, sempre diretto ma mai sopra le righe.
Quando, durante una delle mie spedizioni alla Feltrinelli, ho visto
che Einaudi aveva appena pubblicato un suo romanzo, Il lato oscuro
del cuore, non mi sono lasciata sfuggire l'occasione e l'ho
subito comprato (e poi mi chiedo perchè il mio conto sia nelle
attuali condizioni...!). Nessuno stupore nello scoprire che la penna
di Augias è fluida quanto la sua voce. In oltre duecento pagine ho
la sensazione di non aver letto una sola parola fuori posto. Un
linguaggio che suona come uno spartito eseguito alla perfezione,
senza una nota stonata.
Mi rendo conto che la mia ode alla
lingua può far un po' sorridere, ma ammetto che coltivo una vera e
propria ossessione per la pulizia nella scrittura. Odio dover leggere
una frase due volte per riuscire a capirla, non sopporto la
punteggiatura fuori posto e le ripetizioni. Il che fa sì che mi dia
un enorme fastidio rileggere quello che scrivo, perchè ho sempre la
sensazione che la mia scrittura sia poco fluida.. ma sto divagando!
Il lato oscuro del cuore ha
come protagonista Clara, giovane laureata in Psicologia e
appassionata studiosa di storia delle idee. In attesa di risposta a
una domanda di dottorato, divide le sue giornate tra lo studio e i
fallimentari tentativi di cercare un lavoro. Certo, questa è la mia
parziale ricostruzione della vicenda, perchè il romanzo è molto
altro, e anzi probabilmente ad un altro lettore apparirà tutt'altro.
Questo è l'aspetto che ha più colpito me, e dev'essere perchè
rispecchia esattamente la mia condizione attuale.
La narrazione si
svolge su due piani, quello "alto" e distante dalla vita
degli studi di Clara e quello "basso" della vita reale,
enormemente più vera e difficile da affrontare. Eppure in un certo
senso è la vita reale a prevalere: Clara si ritrova invischiata in
situazioni che sono più grandi di lei e deve affrontarle con gli
strumenti che i suoi studi le hanno dato. Ho trovato riuscitissimo il
parallelo tra "i libri" e "la realtà": da un
lato i grandi casi che hanno fatto la storia della psicanalisi,
dall'altra le nevrosi, i traumi e le tragedie della vita quotidiana.
E poi il finale.
Non saprei dire se mi ha lasciato o meno l'amaro in bocca, forse
perchè sono ancora in attesa del finale della mia, di storia.
Comunque sia, nel leggere di Clara che, confrontatasi con la realtà,
"è stata delusa da se stessa", non ho potuto fare a meno
di sperare, per me, in un finale diverso. Non resta che aspettare.
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