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martedì 18 novembre 2014

Il valzer degli addii - Milan Kundera

Quando viaggio mi piace perdermi.
In una città o in un paese nuovo, mi piace mettere via la guida e la cartina e iniziare a camminare. Osservo la vita intorno a me, le persone che corrono al lavoro o chiacchierano sedute ad un caffè. Mi soffermo a contemplare le vetrine, a guardare i piccoli mercatini di quartiere, fuggendo il più lontano possibile da quelle strade dello shopping che ormai sono identiche in tutta Europa.
Mi siedo a bere qualcosa e ad assaggiare un dolce locale, poi riprendo a camminare. Cerco di assorbire la città con tutti i miei sensi: ascolto, annuso, tocco, assaporo, osservo.
E poi c'è il mio sesto senso: la lettura. Quando viaggio mi piace leggere un libro legato al luogo in cui mi trovo, che sia ambientato nella città nelle cui strade sto camminando o, meglio ancora, sia stato scritto da un autore locale.



 Il weekend scorso ero a Praga (questo spiega il ritardo in tutti i miei post), e la scelta dell'autore è stata ardua. Milan Kundera o Franz Kafka? Non me ne voglia Franz, ma non ero molto in vena di scenari inquietanti. Prima di partire, quindi, ho comprato un libro di Kundera, Il valzer degli addii.
Avrei potuto scegliere il più classico L'insostenibile leggerezza dell'essere, ma ho preferito optare per qualcosa di totalmente nuovo e di cui non sapessi niente. In più, sul retro della copertina era riportato uno stralcio di intervista all'autore che prometteva molto bene: a quanto pare, Il valzer degli addii è il romanzo che Kundera ha scritto "con più divertimento e più piacere".
Sul divertimento non sono così sicura, ma la lettura di questo romanzo è senza alcun dubbio un piacere. Mentre seguivo l'intrecciarsi delle vicende amorose, non riuscivo a smettere di pensare che lo svolgersi degli eventi assomgliasse ad una danza. Ci ho messo un po' per rendermi conto che in effetti il titolo suggeriva esattamente questa interpretazione, e che raramente capita di trovarne uno così azzeccato.
Mai come questa volta sarebbe ingiusto rivelare i dettagli della trama, perchè sarebbe un po' come vedere un trailer che anticipa tutte le scene migliori di un film. E il paragone con il cinema non è per niente casuale, perchè Kundera scrive con la sapienza di un regista, interrompendo la narrazione in modo da lasciarci con il fiato sospeso, incollati alle pagine per scoprire cosa succederà dopo.
Il romanzo è un mix perfetto di storia, riferimenti filosofici e letterari, psicologia e soluzioni narrative assolutamente geniali.
Se poi lo si può leggere in un caffè di Praga in un freddo pomeriggio quasi invernale, tanto meglio ;) Ma ovunque voi siate, ve lo consiglio!
A venerdì (e stavolta spero di non essere in ritardo),
 Rachele
 

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