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martedì 25 novembre 2014

La vera vita di Sebastian Knight - Vladimir Nabokov

A volte va così: un nuovo libro mi si presenta in modo del tutto casuale e inaspettato.
Negli ultimi giorni diverse persone mi hanno chiesto come scelgo i libri di cui parlo sul blog, se c'è un criterio e se a volte descrivo libri già letti da tempo.
La risposta è che non c'è una regola precisa, se non quella di parlare solo ed unicamente di libri letti nei sette (o più) giorni che precedono la stesura del post. Non saprei fare diversamente, perchè le impressioni e le sensazioni che la lettura mi lascia non mantengono a lungo la loro nitidezza, e devono essere fermate subito.
Questo risponde alla seconda parte della domanda (sì, leggo davvero un libro nuovo a settimana), ma non spiega bene quale sia il criterio di scelta. Come già accennato, è del tutto casuale: vado in libreria, o su qualche sito tipo Amazon, o accetto le "imperdibili offerte" che mi arrivano tutti i giorni via email. Vago tra gli scaffali o le pagine web, guardo le copertine, apro, sfoglio, mi faccio un'idea. E poi compro, e inizio a leggere.
Il libro di oggi, invece, ha una storia un po' diversa. Roma Termini, ore 19.40: per ingannare il tempo in attesa della partenza del treno, Rachele e il suo benefattore (che per ora lasceremo anonimo) si aggirano tra gli scaffali di un'enorme libreria. L'anonimo benefattore preleva un libro dalla copertina gialla e sorride: "Di questo ho sentito parlare l'altra sera a cena. Te lo regalo, per il blog." Rachele prova a protestare, poi ad afferrare il libro per leggere la quarta di copertina. "Eh no, devi leggerlo senza sapere assolutamente niente!"
L'anonimo benefattore si avvia alla cassa, e mezz'ora dopo, sul treno, inizio a leggere.

Il libro della settimana è La vera vita di Sebastian Knight, un breve romanzo di Vladimir Nabokov, autore di San Pietroburgo naturalizzato statunitense e conosciuto per il suo Lolita, che io però non ho mai letto.

Il Sebastian Knight del titolo è un immaginario scrittore russo naturalizzato inglese (e direi che la somiglianza con la vicenda di Nabokov non è casuale), la cui "vera vita" viene raccontata, in seguito alla sua prematura morte, dal fratello.
Il genere, lo si capisce forse già da questa prima frase, è molto particolare. Nel descrivere la vita e le opere del fratellastro Sebastian, infatti, la voce narrante rivela che egli aveva la tendenza a stravolgere i generi letterari che sceglieva di adottare. È esattamente quello che Nabokov fa in questo romanzo, scegliendo di scrivere una biografia che in realtà altro non è che l'autobiografia della voce narrante nei suoi tentativi di scovare materiale per il libro sul fratello. Tutto chiaro? :)
Forse no, e il bello è che si potrebbe procedere oltre nella complicazione. La voce narrante, della quale non scopriremo mai il nome, dichiara a più riprese di non voler rivelare niente di sè, ma mentre si procede nella lettura è sempre più chiaro che egli in realtà sta scrivendo la propria autobiografia invece che la biografia del fratello. Il risultato finale è che farsi un'idea chiara delle due personalità che dominano questo libro è un'impresa praticamente impossibile. Le esperienze e i piani temporali si sovrappongono e la ricerca della "verità" sulla vita del fratello si trasforma in una raccolta di dettagli apparentemente insignificanti, ma che forse alla fine costituiscono il senso della vita.
Questa volta sono in dubbio, non saprei se consigliare questo libro (la cosa di cui sono sicura è che si tratti di un'ottima edizione e di un'ottima traduzione, e non capita spesso).
L'ho trovato difficile, estremamente denso e in un certo senso povero di contenuto. In alcuni momenti avevo la chiara impressione che meritasse la fatica di leggerlo, in altri annaspavo in cerca del significato e mi rendevo conto di aver bisogno di rileggere tutta la pagina per capirci qualcosa. Quindi lascio aperta la questione, e preferisco concludere con una citazione che a me è piaciuta molto e invita a riflettere sull'importanza dei dettagli e degli istanti della nostra vita:

"Adesso, quando era troppo tardi, e i negozi della Vita erano chiusi, rimpiangeva di non aver comprato un certo libro che aveva sempre desiderato; di non aver mai visto Tatsienlu, nel Tibet, o udito gazz blu ciarlare in mezzo a salici cinesi; di non aver riso all'insulsa barzelletta raccontata da una donna brutta e timida quando nella stanza nessuno aveva riso; di aver perso treni, allusioni e occasioni; di non aver dato la moneta che aveva in tasca a quel vecchio violinista di strada che suonava tremulo, solo per sè, in un certo giorno grigio in una certa città dimenticata."

1 commento:

  1. L'uomo è una macchina che cerca significati in ogni cosa. Spesso i libri che leggerai non ne hanno alcuno: le opere d'arte sono forme esteticamente rilevanti, non strumenti per esprimere significati.

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