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mercoledì 23 dicembre 2015

Auguri e... Biscotti di Natale!



Ci siamo, è di nuovo Natale.
L’euforia mi pervade e non riesco a smettere di fare pacchetti.
L’estetica, lo ammetto, non è mai stata il mio forte, ma nel corso degli anni ho fatto sufficiente pratica da riuscire a incartare forme regolari con risultati tutto sommato non disastrosi.

Con il passare degli anni e il progressivo affermarsi della mia indipendenza si moltiplicano le tradizioni natalizie. Quelle più antiche sono ancora quelle che riescono a emozionarmi di più: impastare gli struffoli con mia madre raccontandosi le novità; sedere alla cena della vigilia accanto a mio fratello, facendo a gara a chi si riempie di più il piatto; sfuggire al caos dei preparativi della vigilia per prendere un tè con la mia migliore amica, e riprendere finalmente i discorsi interrotti mesi prima. 
Negli ultimi anni, però, ho iniziato a ritagliarmi qualche momento per me. Quando l’atmosfera natalizia inizia a farsi sentire io faccio la spesa con cura, programmo un pomeriggio di libertà tutto per me, metto della buona musica in sottofondo, accendo il forno e inizio la cerimonia della preparazione dei biscotti. 

Adoro preparare i biscotti in inverno. Già mentre miscelo farine e spezie e inizio a impastare immagino pigri tè pomeridiani e voluttuose tazze di cioccolata calda che riscaldano le serate piovose.
Quest’anno, però, la cerimonia dei biscotti aveva una marcia in più.
Per molti il Natale, e in generale la fine dell’anno, è tempo di bilanci. Io invece faccio da sempre i miei bilanci a settembre, e il Natale è il periodo in cui mi dedico totalmente agli affetti, in cui amo pensare più agli altri che a me stessa.
Quest’anno ho lottato contro la mia mancanza di creatività e il mio pessimo senso estetico, e i miei biscotti ho voluto regalarli. È la prima volta che regalo qualcosa fatto da me in casa: giocare con le forme, i profumi e i gusti e la consapevolezza di poter regalare piccoli attimi di piacere mi ha riempito di gioia.

Vi lascio dunque con due ricette di biscotti natalizi perfetti da tuffare nel tè o nella cioccolata.
O da regalare, se volete seguire il mio consiglio e mettere da parte i bilanci ;)

E tanti auguri a tutti!

Cuori di Gingerbread al cioccolato
Questa non è veramente una nuova ricetta, quindi vi rimando a quella, secondo me perfetta, pubblicata l'anno scorso.
Non dovrete far altro che stendere la pasta e tagliarla con dei tagliabiscotti a forma di cuore. 
Sciogliete poi del cioccolato fondente a bagnomaria con un po' di burro e intingetevi i cuori. Lasciate ad asciugare su una teglia ricoperta di carta forno per almeno mezz'ora. 




Gingernuts (ricetta tratta da Delia's Cakes)
Biscotti perfetti per gli amanti dello zenzero (se non amate questa spezia vi consiglio di evitarli!), da intingere nel tè o nella cioccolata.

Ingredienti
110 gr di farina autolievitante
1 cucchiaino abbondante di zenzero
1 cucchiaino raso di bicarbonato 
40 gr di zucchero semolato
50 gr di burro a temperatura ambiente
50 gr di golden syrup (non lo avevo e l'ho sostituito con sciroppo d'acero)

Preparazione

Setacciare la farina, lo zenzero e il bicarbonato in una ciotola, aggiungere lo zucchero, poi il burro e impastare fino ad ottenere delle briciole. Aggiungere il golden syrup e completare l'impasto. Non saranno necessari altri liquidi.

Dividere l'impasto in quattro parti della stessa grandezza, ogni parte in quattro pezzi e dare ad ognuno di essi una forma sferica. Sistemarli su una placca da forno ricoperta da carta forno distanziandoli abbastanza gli uni dagli altri. Pressarli leggermente e cuocerli in forno a 190° per 10-15 minuti, finchè saranno dorati e avranno assunto il tipico aspetto "crepato".
 



mercoledì 9 dicembre 2015

Il vero viaggio inizia quando si torna a casa...

Per l'ennesima volta ricomincio a scrivere preda dei sensi di colpa. Sì, perchè per l'ennesima volta lo sguardo mi cade sulla data dell'ultimo post e mi rendo conto che ho di nuovo lasciato  passare troppo tempo senza scrivere niente.
Ma in fondo l'avevo detto che non sarei stata costante, no? 
Per una volta, quindi, nonostante lo strano senso di colpa che mi assale, sono stata coerente.
La verità è che non credo di poter più essere costante come ero riuscita ad esserlo per qualche mese l'anno scorso, pubblicando una ricetta e una recensione a settimana. Eppure non voglio lasciar andare questo angolo in cui condivido la mia ultima scoperta letteraria o un esperimento riuscito in cucina! Così continuerò a farlo, ma in modo diverso. Senza regole.

Oggi, per esempio, non voglio parlarvi di un libro e nemmeno di una ricetta. Da giorni, infatti, sento unicamente il bisogno di fermarmi e di dare voce alle impressioni di questo mio ultimo mese. Lo avrete capitolo da titolo di questo post, è stato un mese di viaggi, o per meglio dire di vita all'estero. Per la seconda volta nella vita ho trascorso un prolungato lasso di tempo lontana dall'Italia, lontana da casa. Un mese non è molto, mi direte, ma resta abbastanza per allontanare del tutto l'effetto "vacanza" e per calarsi in pieno (o quasi) in una realtà altra.
Il mio primo incontro con la Germania, da studentessa erasmus, non fu affatto semplice. Se c'è una parola che penso descriva bene i miei primi giorni in terra tedesca tre anni fa è "spaesamento": una lingua che ancora non capivo; una cultura apparentemente così vicina eppure profondamente diversa; le differenze nelle cose semplici, negli scaffali del supermercato, negli odori per le strade, nel silenzio quasi irreale. 
Il mio secondo tentativo, iniziato circa un mese fa, è stato diverso. Scesa dall'aereo ho iniziato lentamente a riabituarmi a quella lingua che amo tanto e che mi sembra sempre così ingiustamente complicata; ho riconosciuto i gesti un tempo ignoti e che adesso mi sono familiari; mi sono lentamente riadattata a modi e abitudini distanti dal mio quotidiano. 
A poco a poco mi sono riappropriata del modo di vivere che avevo imparato a conoscere e a fare mio nel corso della mia prima esperienza da studentessa spaesata, ma con una consapevolezza nuova. E così questo mese è volato, quasi senza che me ne accorgessi, quasi senza che avessi il tempo di fermarmi a riflettere. 
Qualche giorno fa, a esattamente un mese nella mia partenza, sono tornata a casa. Ho ripreso le mie due grosse valigie dal nastro trasportatore all'aeroporto; ho sorriso come un'ebete lungo tutto il tragitto che mi portava a casa, riconoscendo suoni, colori e odori; ho girato la chiave nella toppa del mio appartamento, ho abbandonato le valigie sulla soglia e, con il sorriso ancora stampato in faccia, ho raggiunto il divano e mi sono fermata. Ho ritrovato la mia dimensione, la piena familiarità con ciò che mi circonda, il senso di sicurezza dell'essere a casa mia.
Solo in quel momento, seduta sul mio nuovo divano e finalmente a casa, ho realizzato quello che avevo fatto. Una sensazione stavolta per nulla diversa da quella provata al rientro dall'erasmus. Non sono sicura di saperla spiegare bene, ma credo che si tratti di un misto di orgoglio, sollievo, consapevolezza di sè, sorpresa, voglia di ricominciare.
Finalmente ho avuto tempo di ripensare alle passeggiate nei boschi, alle tante persone incontrate e conosciute, alle conversazioni interessanti, alle splendide biblioteche (di cui mi sono perdutamente e definitivamente innamorata), alle piccole soddisfazioni personali e alle esperienze che hanno coronato i sogni del piccolo topino di biblioteca che è sempre vissuto (e temo continuerà a vivere) dentro di me.
E ancora i mercatini di Natale, le mani sempre gelate e i bar troppo riscaldati, la cioccolata calda per addolcire il lavoro e la nostalgia di casa. 
E proprio lì, sul mio divano, persa nei ricordi di un mese vissuto alla velocità della luce, ho capito che il vero viaggio stava iniziando proprio allora. Quando hai finalmente il tempo di guardarti indietro, quando i ricordi iniziano lentamente a scavarti dentro per diventare parte di te, solo allora il vero viaggio può cominciare. 


Faccio una piccola promessa conclusiva :)
La prossima volta, giuro, la smetto di blaterare e accendo il forno!