Sono nata in una famiglia di
insegnanti. Mia nonna maestra elementare, mia zia insegnante alle
scuole medie e mia madre professoressa alle superiori. All'ora di
pranzo, la proverbiale domanda "com'è andata a scuola?"
non veniva rivolta soltanto ai figli, ma si trasformava in un vivace
dibattito cui tutti contribuivano con le proprie esperienze. Dovete
immaginare una scena simile: mentre io raccontavo di un compito in
classe, mia zia parlava della difficoltà di valutarli, mia madre
raccontava di quell'alunno così bravo e di quell'altro che non
sapeva come prendere, mio fratello ci riferiva l'ultima trovata del
prof. che piaceva tanto a tutti... E mia nonna, voce fuori campo, che
a volte contribuiva con un episodio dei tempi in cui, ormai
taaaaaanti anni fa, insegnava alle scuole elementari! Adesso
immaginate questa scena ripetersi per anni, praticamente tutti i
giorni...
Perchè questa premessa? Perchè farvi
fare l'esercizio mentale di immaginare le discussioni familiari
intorno alla tavola da pranzo? Semplice, per introdurre il libro del
giorno, Diario di scuola di
Daniel Pennac. Piccola ulteriore premessa/parentesi/spassionato
consiglio: se ne avete la possibilità, leggete Diario di
un corpo, sempre di Pennac, che
solo adesso mi rendo conto avere un titolo molto simile al libro di
cui parlerò oggi. Comunque! Ho letto Diario di un corpo
quest'estate, quindi non potrei
parlarne sul blog, ma lo faccio lo stesso imploradovi di leggerlo:
un'idea straordinaria e una narrazione acuta e delicata. Non dico
altro, ma compratelo :)
E
adesso veniamo all'altro Diario,
quello che siede sulla mia scrivania. Sento dire spesso che Pennac è
un autore che si ama o si odia. Dopo aver letto Diario di
un corpo quest'estate, ero
convinta di far parte della metà del mondo che lo ama. Dopo Diario
di scuola mi chiedo se la
lettura estiva costituisca una felice eccezione o se non sia invece
questa raccolta di pensieri/saggio/autobiografia a essere una
particolarità infelice. Provo a spiegarmi. Il libro di Pennac sulla
scuola si legge velocemente, ma mi sembra che questa scrittura così
agile sia messa al servizio di idee tutto sommato banali. E qui si
spiega la mia premessa. Non sarà forse che io le trovo banali perchè
per anni ho affrontato gli stessi argomenti in famiglia? Poi però mi
chiedo: a chi è rivolto questo testo? Ai lettori attirati dalla
pagella riportata in copertina e incuriositi dal passato da "somaro"
dell'autore? Forse, e ammetto che la parte in cui Pennac ripercorre i
suoi insuccessi scolastici è quella che ho trovato più divertente e
interessante. Per il resto, Diario di scuola
mi sembra banale se rivolto agli insegnanti e troppo complesso se
rivolto agli studenti.
Credo
che il suo merito sia quello di sollevare la problematica della
scuola in una forma in grado di raggiungere il grande pubblico. E non
c'è dubbio che la riflessione in questo senso vada incoraggiata. Ci
saranno forse lettori che grazie a queste pagine avranno riflettuto a
fondo per la prima volta sul ruolo della scuola, e su quanto sia
fondamentale non andare esclusivamente in cerca di studenti "modello"
lasciando indietro i "somari". Se così fosse, Pennac avrà
raggiunto il suo scopo.
Per
quanto mi riguarda, nonostante stia essendo molto critica nei
confronti del libro, sono abbastanza d'accordo con le opinioni di
Pennac sulla scuola. Leggendo queste pagine mi sono resa conto di
doverle molto, quindi vorrei che questo post fosse anche un
ringraziamento :)
Nessun commento:
Posta un commento