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venerdì 27 marzo 2015

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - Mark Haddon

Dopo due settimane, finalmente un nuovo libro.
Non l'ho assolutamente fatto apposta, ma il libro di oggi ha un collegamento diretto con l'ultimo che avevo recensito, ovvero L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks.
Sulla copertina de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, infatti, è riportato un entusiasico commento proprio di Oliver Sacks, che lo definisce "un romanzo commovente, verosimile e molto divertente". La ragione di tanto entusiasmo mi è stata chiara non appena ho cominciato a leggere. Come al solito, infatti, mi ero premurata di non leggere la quarta di copertina, quindi non avevo idea di quale fosse il contenuto o la trama del libro.
L'impatto, devo essere onesta, non è stato facile. Il narratore del romanzo è Christopher, quindicenne affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è un giallo decisamente sui generis, un po' autobiografia un po', almeno secondo me, riflessione sulle modalità di comunicazione.
Ma riflettere sui differenti modi di approcciarsi al mondo in un romanzo non è certamente un'operazione semplice. Cerco di spiegarmi meglio. Christopher, il narratore e protagonista, ammette non solo di non essere in grado di mentire, ma anche di avere serie difficoltà a comprendere il significato dei "modi di dire", delle metafore e così via, esattamente come a livello relazionale ha problemi a cogliere il senso delle espressioni facciali. Come si traduce tutto questo al livello della scrittura? Il linguaggio è strettamente legato alle espressioni non verbali, esattamente quanto la scrittura lo è ad elementi ad esse paragonabili, come lo sono appunto metafore, parti descrittive e modi di dire. Ed è proprio questo che rende la lettura di questo libro inizialmente così destabilizzante. Quella di Haddon attraverso la voce di Christopher, infatti, è una scrittura che definirei "logica": asettica, pulita, chiara, senza sbavature, ma ad livello così estremo da risultare per noi paradossale.
Dopo qualche pagina, però, si compie il passaggio: scivoliamo lentamente nel mondo di Christopher, finchè non sono proprio le modalità degli "altri" ad apparirci inadeguate.
Quasi reagiamo con insofferenza difronte agli adulti incapaci di comprendere, accogliere, rispettare i limiti. E d'altra parte dobbiamo fare i conti con un universo, quello dell'autismo, che pone limiti spesso incomprensibili e sempre estremamente difficili da rispettare.
Un libro che fa riflettere, non invitandoci direttamente a pensare ma costringendoci ad immedesimarci, e forse per qualche istante anche a comprendere, una realtà totalmente altra.

4 commenti:

  1. Che bella recensione. Io l'ho letto qualche anno fa, mi era piaciuto molto e avevo trovato molto ben reso, anche se sicuramente strano, il mondo visto dagli occhi di un bambino autistico. Ricordo che mi aveva fatto molta tenerezza la scena al commissariato di polizia, dove il padre vorrebbe abbracciare il figlio ma, conoscendo la sua avversione per il contatto fisico, gli comunica il suo amore attraverso il loro gesto di affetto (non lo ricordo più, ma era un movimento con le mani)...

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    1. Grazie :)
      Sì il gesto è proprio un movimento con le mani: avvicinano le punte delle dita in modo da sfiorarsi. Anch'io ho trovato commovente quest'impossibilità di superare la barriera fisica. C'è anche una scena in cui la madre vorrebbe accarezzargli i capelli, ma lui non glielo permette. Leggerlo dal punto di vista del ragazzo rende tutto in un certo senso più "comprensibile".

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  2. Non l'ho letto, di solito ho un po' paura dei romanzi che raccontano disturbi come l'autismo o l'asperger. Mi pare di capire che questo romanzo "guardi" la malattia da un punto di vista tutto particolare, gli darò una chance!

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    1. Il punto di vista è decisamente particolare, e questa particolarità si riflette ovviamente anche a livello stilistico e narrativo. Secondo me in modo molto interessante :)

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