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lunedì 19 gennaio 2015

Il Cardellino - Donna Tartt





Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.                                       J.D. Salinger, Il Giovane Holden









È con una certa difficoltà che inizio a scrivere questo post oggi, e il motivo è che, nonostante siano passati diversi giorni, non sono sicura di essermi perfettamente ripresa dalla fase di profonda depressione che ha seguito la fine del libro del giorno. Avete presente quei libri dei quali inseguite l'ultima pagina, ma che al tempo stesso vorreste non finissero mai? Quando poi alla fine quell'ultima pagina arriva, mi ci soffermo sempre con più attenzione, quasi come se volessi trattenere per sempre nella memoria quegli ultimi istanti. Che poi, a ben pensarci, non ha nessun senso. Perché non riservare lo stesso trattamento a tutte le pagine precedenti? Perché leggere senza sosta, voracemente, per giorni e giorni e rallentare poi soltanto alla fine? Domande senza risposta. Quel che resta è la sensazione di vuoto e solitudine del momento in cui, dopo aver letto l'ultima parola, chiudo definitivamente il libro. È una sensazione rara, non sono molti i libri che sanno suscitarla.

Il Cardellino di Donna Tartt è uno di questi, e non a caso nel 2014 è stato premiato con il Pulitzer per la letteratura. Nonostante ne avessi già sentito parlare, non ero affatto convinta di volerlo leggere davvero, dal momento che le dimensioni imponenti (più di ottocento pagine nell'edizione inglese) sono abbastanza per scoraggiare anche il lettore più accanito. Quando infine mi sono decisa, e ho letto la prima pagina, non ce n'è stato più per nessuno. L'ultima frase va letta nel senso letterale. Iniziato a leggere non c'era niente riuscisse a distrarmi, ho trascorso intere giornate con gli occhi incollati alle pagine, ignorando il cellulare, rispondendo ai messaggi con pochi monosillabi e programmando la routine giornaliera in modo da avere più tempo possibile da dedicare alla lettura

Immagino che si sia capito che ho tutta l'intenzione di tessere le lodi di questo romanzo straordinario, il problema è che non so bene da dove cominciare. E l'operazione si complica ulteriormente visto e considerato che non voglio assolutamente svelare alcun dettaglio sulla trama. Io l'ho letto senza avere la minima idea di cosa parlasse, e credo che questa condizione di ignoranza abbia contribuito non poco a rendere indimenticabile questa lettura. Adesso censuro le mie elucubrazioni e provo a entrare nel merito senza rivelare i dettagli.

Riguardo all'ultimo libro avevo scritto che è sempre un rischio per un'autrice scegliere di affidare ad un personaggio maschile il ruolo di narratore. La Tartt trasforma questa scelta rischiosa in una risorsa straordinaria. Il cardellino è un romanzo al maschile: dal protagonista e voce narrante agli altri personaggi principali, le figure maschili dominano il romanzo con una naturalezza assoluta e un’incredibile varietà di profili psicologici. Da questo non si deve dedurre che non ci sia spazio per le donne. Al contrario le figure femminili, raccontate rigorosamente attraverso lo sguardo degli uomini, svolgono un ruolo fondamentale nell’economia del romanzo. E ho trovato straordinario il modo in cui, con finezza estrema, la Tartt lasci intuire (pur senza aver mai la possibilità di esplicitarlo) che la psiche delle donne sfugge in ultima analisi al tentativo di razionalizzazione degli uomini. Quasi come se non fossero in grado, questi ultimi, di tracciarne un ritratto fedele e completo. 

Un altro aspetto che mi ha colpita in positivo durante la lettura è la ricchezza di dettagli del romanzo. Grande intuizione, direte voi, che un romanzo di ottocento pagine sia molto dettagliato! Ma io trovo che la correlazione non sia scontata. E soprattutto è abbastanza facile che l’abbondanza di dettagli renda un testo noioso e pesante da leggere. In questo caso, invece, niente di più falso. Per questo mi sono stupita soltanto relativamente quando ho scoperto che la Tartt ha impiegato un decennio per scrivere Il Cardellino. Ma forse, a ben pensarci, dieci anni sono un periodo di tempo immenso, tanto più che l’opera ha uno stile così unitario ed è così armonica che potrebbe esser stata scritta in un giorno

Il fatto di non voler rivelare nulla sulla trama non vuol dire che debba rinunciare del tutto a parlare del contenuto. C’è un aspetto che, almeno a mio parere, domina il libro costringendo il lettore a continue riflessioni sulla natura dell’esistenza umana. È il costante confronto con le sliding doors della vita, con quel ricorso al cosa sarebbe successo se…? che fa così parte di noi e che è al tempo stesso così inutile. Quante volte, involontariamente, immaginiamo decorsi completamente diversi degli eventi a partire da un dettaglio che sembrava ininfluente? E se fossi uscita un’ora prima, se avessi aperto la posta, se non mi fossi fermata a leggere ancora un altro articolo del giornale…? La variazione più minuta può avere le conseguenze più enormi ed inaspettate.
E quanto più grandi saranno queste conseguenze, quanto più tragiche, tanto più incapaci saremo di smettere di pensare a quel momento (o a quei momenti), in apparenza così stupido e insignificante, che ha cambiato la nostra vita per sempre. E che effetto ha tutto questo, la consapevolezza dell’insensatezza del tutto, sulla nostra mente e sul nostro modo di vedere il mondo e di affrontare la vita? C’è qualcosa che resta, un punto fisso nel caos, a cui aggrapparsi?
Giuro che sono stata più pesante io nelle ultime righe che Donna Tartt in ottocentosessanta pagine. Quindi, solo un’ultima parola: leggetelo. E altre quattro: non ve ne pentirete.
Buon lunedì a tutti,
Rachele 

6 commenti:

  1. Grazie per la dritta
    Vado subito a comprarlo e dopo averlo letto ci confrontiamo.
    Quello di Pennacchi che mi avevi consigliato, noni è piaciuto 😘

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  2. Letto da tempo e straconsigliato ad amiche e conoscenti. Un libro libro, importante nella sua dimensione e nel suo contenuto. Un libro in grado di accenderti l'immagine nella testa con così realistico dettaglio da essere un film ancora prima che qualcuno ci pensi (e sicuramente lo diventerà). Bello e intenso, e creatore di quella terribile sindrome di abbandono che provoca la fine di ogni libro bello quando chiudi l'ultima di copertina.
    Un caro saluto e buone letture (anche io sono una lettrice compulsiva!).
    Pat

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    1. Leggendolo pensavo proprio di avere la sensazione di star guardando un film! E che i probabili futuri sceneggiatori avranno vita facile ;)

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  3. La tua recensione mi è piaciuta molto, mi hai dato ottimi motivi per inizare la lettura di questo libro (che ho in libreria ma non ho ancora osato aprire). Complimenti!

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    1. Grazie :) Osa pure, non te ne pentirai!
      Poi fammi sapere cosa ne pensi ;)

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