Visualizzazioni totali

mercoledì 9 dicembre 2015

Il vero viaggio inizia quando si torna a casa...

Per l'ennesima volta ricomincio a scrivere preda dei sensi di colpa. Sì, perchè per l'ennesima volta lo sguardo mi cade sulla data dell'ultimo post e mi rendo conto che ho di nuovo lasciato  passare troppo tempo senza scrivere niente.
Ma in fondo l'avevo detto che non sarei stata costante, no? 
Per una volta, quindi, nonostante lo strano senso di colpa che mi assale, sono stata coerente.
La verità è che non credo di poter più essere costante come ero riuscita ad esserlo per qualche mese l'anno scorso, pubblicando una ricetta e una recensione a settimana. Eppure non voglio lasciar andare questo angolo in cui condivido la mia ultima scoperta letteraria o un esperimento riuscito in cucina! Così continuerò a farlo, ma in modo diverso. Senza regole.

Oggi, per esempio, non voglio parlarvi di un libro e nemmeno di una ricetta. Da giorni, infatti, sento unicamente il bisogno di fermarmi e di dare voce alle impressioni di questo mio ultimo mese. Lo avrete capitolo da titolo di questo post, è stato un mese di viaggi, o per meglio dire di vita all'estero. Per la seconda volta nella vita ho trascorso un prolungato lasso di tempo lontana dall'Italia, lontana da casa. Un mese non è molto, mi direte, ma resta abbastanza per allontanare del tutto l'effetto "vacanza" e per calarsi in pieno (o quasi) in una realtà altra.
Il mio primo incontro con la Germania, da studentessa erasmus, non fu affatto semplice. Se c'è una parola che penso descriva bene i miei primi giorni in terra tedesca tre anni fa è "spaesamento": una lingua che ancora non capivo; una cultura apparentemente così vicina eppure profondamente diversa; le differenze nelle cose semplici, negli scaffali del supermercato, negli odori per le strade, nel silenzio quasi irreale. 
Il mio secondo tentativo, iniziato circa un mese fa, è stato diverso. Scesa dall'aereo ho iniziato lentamente a riabituarmi a quella lingua che amo tanto e che mi sembra sempre così ingiustamente complicata; ho riconosciuto i gesti un tempo ignoti e che adesso mi sono familiari; mi sono lentamente riadattata a modi e abitudini distanti dal mio quotidiano. 
A poco a poco mi sono riappropriata del modo di vivere che avevo imparato a conoscere e a fare mio nel corso della mia prima esperienza da studentessa spaesata, ma con una consapevolezza nuova. E così questo mese è volato, quasi senza che me ne accorgessi, quasi senza che avessi il tempo di fermarmi a riflettere. 
Qualche giorno fa, a esattamente un mese nella mia partenza, sono tornata a casa. Ho ripreso le mie due grosse valigie dal nastro trasportatore all'aeroporto; ho sorriso come un'ebete lungo tutto il tragitto che mi portava a casa, riconoscendo suoni, colori e odori; ho girato la chiave nella toppa del mio appartamento, ho abbandonato le valigie sulla soglia e, con il sorriso ancora stampato in faccia, ho raggiunto il divano e mi sono fermata. Ho ritrovato la mia dimensione, la piena familiarità con ciò che mi circonda, il senso di sicurezza dell'essere a casa mia.
Solo in quel momento, seduta sul mio nuovo divano e finalmente a casa, ho realizzato quello che avevo fatto. Una sensazione stavolta per nulla diversa da quella provata al rientro dall'erasmus. Non sono sicura di saperla spiegare bene, ma credo che si tratti di un misto di orgoglio, sollievo, consapevolezza di sè, sorpresa, voglia di ricominciare.
Finalmente ho avuto tempo di ripensare alle passeggiate nei boschi, alle tante persone incontrate e conosciute, alle conversazioni interessanti, alle splendide biblioteche (di cui mi sono perdutamente e definitivamente innamorata), alle piccole soddisfazioni personali e alle esperienze che hanno coronato i sogni del piccolo topino di biblioteca che è sempre vissuto (e temo continuerà a vivere) dentro di me.
E ancora i mercatini di Natale, le mani sempre gelate e i bar troppo riscaldati, la cioccolata calda per addolcire il lavoro e la nostalgia di casa. 
E proprio lì, sul mio divano, persa nei ricordi di un mese vissuto alla velocità della luce, ho capito che il vero viaggio stava iniziando proprio allora. Quando hai finalmente il tempo di guardarti indietro, quando i ricordi iniziano lentamente a scavarti dentro per diventare parte di te, solo allora il vero viaggio può cominciare. 


Faccio una piccola promessa conclusiva :)
La prossima volta, giuro, la smetto di blaterare e accendo il forno! 

1 commento:

  1. Ciao Rachele! Ho letto un po' dei tuoi post e mi piace moltissimo il tuo stile, si vede che ci metti tanto amore sia nella lettura che nella scrittura (e poi le ricette sono tutte sfiziose!) Non ho mai fatto un'esperienza all'estero ma mi piacerebbe moltissimo, queste tue parole mi hanno fatto venire ancora di più la voglia di partire! :)

    RispondiElimina