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lunedì 9 febbraio 2015

Il buio oltre la siepe - Harper Lee

Qualche giorno fa si è diffusa la notizia che Harper Lee, l'autrice del classico della letteratura americana Il buio oltre la siepe (traduzione, decisamente all'italiana, di To kill a Mockingbird), pubblicherà un nuovo romanzo, in uscita a Luglio. E fin qui la cosa può non interessare.
Il dettaglio che ha però attirato la mia attenzione è il fatto che, dopo Il buio oltre la siepe nel 1960, Harper Lee non avesse pubblicato altro. Più di cinquant'anni fa ha scritto un romanzo che è diventato uno dei classici indiscussi della letteratura americana, ha vinto il Pulitzer e un certo numero di altri importanti premi, e poi si è chiusa nel silenzio, almeno fino ad oggi. Visto quanto ero rimasta colpita dall'abitudine di Donna Tartt di prendersi dieci anni tra un romanzo e l'altro, non faticherete a credere che tra la lettura dei primi articoli sulla nuova opera di Harper Lee e una corsa in libreria sono trascorse soltanto poche ore.
Solo dopo,ad una lettura più attenta degli articoli di cui sopra, mi sono accorta dell'"errore". Il romanzo in uscita a Luglio, intitolato Go set a Watchman, non è propriamente "nuovo": si tratta infatti di un testo che l'autrice aveva già scritto nella metà degli anni Cinquanta, e che costituisce il sequel de Il buio oltre la siepe pur precedendone la stesura di qualche anno. Queste le parole con cui Harper Lee spiega la vicenda, prese da qui:
«Nella metà degli anni Cinquanta terminai un romanzo intitolato Go Set a Watchman. Raccontava del personaggio di Scout [la bambina protagonista di Il buio oltre la siepe], da adulta: mi sembrava un buon tentativo. Il mio editore, impressionato dai ricordi dell’infanzia di Scout, mi convinse a scriverne un romanzo (che poi diventò Il buio oltre la siepe) raccontato dal punto di vista di Scout. Avevo appena iniziato a fare la scrittrice, così feci come mi aveva detto. Non mi ero resa conto che il romanzo originale era sopravvissuto e sono stata davvero sorpresa e felice quando la mia cara amica e avvocato Tonja Carter l’ha ritrovato. Dopo molti dubbi ed esitazioni, l’ho condiviso con un po’ di persone di cui mi fidavo e sono stata contenta di sapere che lo consideravano degno di essere pubblicato. Provo un sentimento di umiltà e meraviglia se penso che verrà pubblicato adesso, dopo tutti questi anni»
La storia dunque è un po' diversa da come l'avevo immaginata,  ma trovo che abbia comunque il suo fascino. Ormai poi, dopo aver letto Il buio oltre la siepe, non vedo l'ora di scoprire cosa ne sarà stato di Scout! Ma per quello bisognerà aspettare Luglio, quindi meglio concentrarsi sul libro del giorno ;)

Mi sembra di aver già scritto (o forse l'ho solo pensato) che avrei preferito evitare di commentare i cosiddetti "classici" della letteratura su questo blog. Mi accorgo, però, che in un modo o nell'altro qualche classico è riuscito a farsi strada, e anzi forse ultimamente sono le "novità" a scarseggiare.
Il problema è che i classici ci pongono, come lettori, in una posizione scomoda: sono già stati letti, riletti, commentati, spiegati, intepretati. Siamo già, in un certo senso, istruiti su come leggerli e cosa pensarne. Ma oggi mi chiedo, è giusto?
Non voglio dire che spiegare, problematizzare, contestualizzare siano operazioni inutili, tutt'altro. Mi domando soltanto se questo continuo impulso a spiegare i classici non sia di impedimento ad uno degli effetti più straordinari della letteratura, quello per cui troviamo nelle parole altrui significati diversi a seconda delle nostre età esperienze ed inclinazioni.
Non sapendo quasi nulla de Il buio oltre la siepe, ho potuto leggerlo senza preconcetti e senza alcun impedimento. Così, in quella che la quarta di copertina descrive come una storia di razzismo del profondo Sud degli Stati Uniti, io mi sono innamorata dei personaggi. Di Scout, protagonista e voce narrante, con la sua ingenuità di bambina. Di Jem, il fratello maggiore, così intelligente e protettivo. E su tutti di Atticus, il papà avvocato, per il quale credo di non saper trovare gli aggettivi, ma che resta senza dubbio il mio personaggio preferito. 
Un libro da leggere prima di tutto per quello che è, e soltanto dopo per quello che rappresenta.
Buona settimana :)

4 commenti:

  1. Sante parole! non ci si può accostare ad un libro già sapendo "a prescindere" che tipo di emozioni evocherà! c'è un libro per ogni momento della vita ed a seconda del momento, del vissuto, dello stato d'animo ci dirà qualcosa di diverso. Ho amato Il buio oltre la siepe, l'ho letto da ragazza e mi è piaciuto ma solo da adulta l'ho proprio amato! e non sapevo nulla della prossima uscita di un nuovo romanzo...quindi grazie per la dritta!

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    1. A volte penso con dispiacere ai libri che non ho potuto leggere senza "pregiudizi"... Mi domando cosa avrei pensato de I Promessi Sposi ;)
      Quanto al nuovo libro, ci toccherà aspettare perchè non c'è ancora l'editore italiano, o al limite comprare la versione originale!

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  2. Ciao Rachele, anche io ho letto la notizia del "nuovo" libro di Harper Lee e sono rimasta piuttosto perplessa. Ho letto Il buio oltre la siepe qualche mese fa per la prima volta e l'ho amato così tanto che solo l'idea di una Scout parzialmente diversa da quella del mio cuore mi infastidisce. Ma il problema è sicuramente mio e della mia tendenza a cristallizzare tutto. In realtà adesso sono un po' curiosa e non è detto che alla fine non lo legga! :-)
    Per quanto riguarda i classici, io praticamente leggo solo quelli e soprattutto all'inizio sentivo molto la paura di scrivere la mia opinione su giganti sui quali era stato detto di tutto e di più. Però poi mi sono detta che, per l'appunto, era solo una mia modesta opinione possibilmente scevra da tante sovrastrutture e come tale andava presa...senza troppe pretese.
    Mi fa piacere di averti scoperta...ti seguirò con piacere!
    Buona giornata,
    Alice

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    1. Grazie! :)
      Anch'io sono curiosa di leggere il "nuovo" libro ma, come te, ho paura di trovarmi davanti una Scout troppo cresciuta. E poi, non sono sicura di poter affrontare una Scout senza Atticus, del quale credo di essermi perdutamente innamorata (platonicamente, ovvio).

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