A volte va così: un nuovo libro mi si
presenta in modo del tutto casuale e inaspettato.
Negli ultimi giorni diverse persone mi
hanno chiesto come scelgo i libri di cui parlo sul blog, se c'è un
criterio e se a volte descrivo libri già letti da tempo.
La risposta è che non c'è una regola
precisa, se non quella di parlare solo ed unicamente di libri letti
nei sette (o più) giorni che precedono la stesura del post. Non
saprei fare diversamente, perchè le impressioni e le sensazioni che
la lettura mi lascia non mantengono a lungo la loro nitidezza, e
devono essere fermate subito.
Questo risponde alla seconda parte
della domanda (sì, leggo davvero un libro nuovo a settimana), ma non
spiega bene quale sia il criterio di scelta. Come già accennato, è
del tutto casuale: vado in libreria, o su qualche sito tipo Amazon, o
accetto le "imperdibili offerte" che mi arrivano tutti i
giorni via email. Vago tra gli scaffali o le pagine web, guardo le
copertine, apro, sfoglio, mi faccio un'idea. E poi compro, e inizio a
leggere.
Il libro di oggi, invece, ha una storia
un po' diversa. Roma Termini, ore 19.40: per ingannare il tempo in
attesa della partenza del treno, Rachele e il suo benefattore (che
per ora lasceremo anonimo) si aggirano tra gli scaffali di un'enorme
libreria. L'anonimo benefattore preleva un libro dalla copertina
gialla e sorride: "Di questo ho sentito parlare l'altra sera a
cena. Te lo regalo, per il blog." Rachele prova a protestare,
poi ad afferrare il libro per leggere la quarta di copertina. "Eh
no, devi leggerlo senza sapere assolutamente niente!"
L'anonimo benefattore si avvia alla
cassa, e mezz'ora dopo, sul treno, inizio a leggere.
Il libro della settimana è La vera
vita di Sebastian Knight, un breve romanzo di Vladimir Nabokov,
autore di San Pietroburgo naturalizzato statunitense e conosciuto per
il suo Lolita, che io però
non ho mai letto.

Il
genere, lo si capisce forse già da questa prima frase, è molto
particolare. Nel descrivere la vita e le opere del fratellastro
Sebastian, infatti, la voce narrante rivela che egli aveva la
tendenza a stravolgere i generi letterari che sceglieva di adottare.
È esattamente quello che Nabokov fa in questo romanzo, scegliendo di
scrivere una biografia che in realtà altro non è che
l'autobiografia della voce narrante nei suoi tentativi di scovare
materiale per il libro sul fratello. Tutto chiaro? :)
Forse
no, e il bello è che si potrebbe procedere oltre nella
complicazione. La voce narrante, della quale non scopriremo mai il
nome, dichiara a più riprese di non voler rivelare niente di sè, ma
mentre si procede nella lettura è sempre più chiaro che egli in
realtà sta scrivendo la propria autobiografia invece che la
biografia del fratello. Il risultato finale è che farsi un'idea
chiara delle due personalità che dominano questo libro è un'impresa
praticamente impossibile. Le esperienze e i piani temporali si
sovrappongono e la ricerca della "verità" sulla vita del
fratello si trasforma in una raccolta di dettagli apparentemente
insignificanti, ma che forse alla fine costituiscono il senso della
vita.
Questa
volta sono in dubbio, non saprei se consigliare questo libro (la cosa
di cui sono sicura è che si tratti di un'ottima edizione e di
un'ottima traduzione, e non capita spesso).
L'ho
trovato difficile, estremamente denso e in un certo senso povero di
contenuto. In alcuni momenti avevo la chiara impressione che
meritasse la fatica di leggerlo, in altri annaspavo in cerca del
significato e mi rendevo conto di aver bisogno di rileggere tutta la
pagina per capirci qualcosa. Quindi lascio aperta la questione, e
preferisco concludere con una citazione che a me è piaciuta molto e
invita a riflettere sull'importanza dei dettagli e degli istanti
della nostra vita:
"Adesso, quando
era troppo tardi, e i negozi della Vita erano chiusi, rimpiangeva di
non aver comprato un certo libro che aveva sempre desiderato; di non
aver mai visto Tatsienlu, nel Tibet, o udito gazz blu ciarlare in
mezzo a salici cinesi; di non aver riso all'insulsa barzelletta
raccontata da una donna brutta e timida quando nella stanza nessuno
aveva riso; di aver perso treni, allusioni e occasioni; di non aver
dato la moneta che aveva in tasca a quel vecchio violinista di strada
che suonava tremulo, solo per sè, in un certo giorno grigio in una
certa città dimenticata."
L'uomo è una macchina che cerca significati in ogni cosa. Spesso i libri che leggerai non ne hanno alcuno: le opere d'arte sono forme esteticamente rilevanti, non strumenti per esprimere significati.
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