Quando viaggio mi piace perdermi.
In una città o in un paese nuovo, mi
piace mettere via la guida e la cartina e iniziare a camminare.
Osservo la vita intorno a me, le persone che corrono al lavoro o
chiacchierano sedute ad un caffè. Mi soffermo a contemplare le
vetrine, a guardare i piccoli mercatini di quartiere, fuggendo il più
lontano possibile da quelle strade dello shopping che ormai sono
identiche in tutta Europa.
Mi siedo a bere qualcosa e ad
assaggiare un dolce locale, poi riprendo a camminare. Cerco di
assorbire la città con tutti i miei sensi: ascolto, annuso, tocco,
assaporo, osservo.
E poi c'è il mio sesto senso: la
lettura. Quando viaggio mi piace leggere un libro legato al luogo in
cui mi trovo, che sia ambientato nella città nelle cui strade sto
camminando o, meglio ancora, sia stato scritto da un autore locale.
Il weekend scorso ero a Praga (questo
spiega il ritardo in tutti i miei post), e la scelta dell'autore è
stata ardua. Milan Kundera o Franz Kafka? Non me ne voglia Franz, ma
non ero molto in vena di scenari inquietanti. Prima di partire,
quindi, ho comprato un libro di Kundera, Il valzer degli addii.
Avrei
potuto scegliere il più classico L'insostenibile
leggerezza dell'essere, ma ho
preferito optare per qualcosa di totalmente nuovo e di cui non sapessi
niente. In più, sul retro della copertina era riportato uno stralcio
di intervista all'autore che prometteva molto bene: a quanto pare, Il
valzer degli addii è il romanzo
che Kundera ha scritto "con più divertimento e più piacere".
Sul
divertimento non sono così sicura, ma la lettura di questo romanzo è
senza alcun dubbio un piacere. Mentre seguivo l'intrecciarsi delle
vicende amorose, non riuscivo a smettere di pensare che lo svolgersi
degli eventi assomgliasse ad una danza. Ci ho messo un po' per
rendermi conto che in effetti il titolo suggeriva esattamente questa
interpretazione, e che raramente capita di trovarne uno così
azzeccato.
Mai
come questa volta sarebbe ingiusto rivelare i dettagli della trama,
perchè sarebbe un po' come vedere un trailer che anticipa tutte le
scene migliori di un film. E il paragone con il cinema non è per
niente casuale, perchè Kundera scrive con la sapienza di un regista,
interrompendo la narrazione in modo da lasciarci con il fiato
sospeso, incollati alle pagine per scoprire cosa succederà dopo.
Il
romanzo è un mix perfetto di storia, riferimenti filosofici e
letterari, psicologia e soluzioni narrative assolutamente geniali.
Se poi
lo si può leggere in un caffè di Praga in un freddo pomeriggio
quasi invernale, tanto meglio ;) Ma ovunque voi siate, ve lo
consiglio!
A
venerdì (e stavolta spero di non essere in ritardo),
Rachele

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